Una tendenza che lo smart working ha acuito: ecco come riconoscere e contrastare i problemi di context switching
Siamo ben oltre l’incostanza. Ci sono persone che lasciano tutto a metà, che non riescono a portare a compimento alcun incarico, alcun compito. Inaffidabili all’ennesima potenza. Si tratta di una vera e propria patologia, che ha il nome di context switching: ecco cos’è e come si affronta.
Come lavoratori moderni, dividiamo la nostra attenzione su diverse attività durante tutto il giorno: rispondere alle e-mail, rivedere gli aggiornamenti, trovare il tempo per iniziare l’attività di cui il nostro capo ha bisogno. E molto altro che, a volte, con il lavoro non ha granché a che vedere.
Ecco il “context switching”, o banalmente, cambio di contesto. Un termine mutuato dall’informatica: chiamatelo come volete, è qualcosa che può compromettere seriamente la nostra produttività.
Una tendenza sempre più diffusa tra i lavoratori moderni che, infatti, è già da tempo oggetto di studi da parte della psicologia: il cambiamento si riferisce al cambiamento nelle nostre “impostazioni di controllo mentale” quando passiamo a un nuovo compito.
La nostra capacità di cambiare attività tra più processi è notevole: questa flessibilità cognitiva ci consente di adattarci all’ambiente, una funzione essenziale, ma che a lungo andare può influire negativamente sulla produttività riducendo la capacità di concentrazione e aumentando lo stress.
Il cambio di contesto ha un costo significativo sulla produttività: il 97,5% delle persone non riesce a svolgere più attività contemporaneamente in modo efficace. Una qualsiasi persona, in media, viene interrotta 31,6 volte al giorno. Il 20% della capacità cognitiva viene persa quando si cambia contesto.
Sono necessari più di 20 minuti per riprendere un’attività dopo essere stata interrotta. Almeno il 45% delle persone è meno produttivo quando cambia contesto. Sono solo alcuni dei risultati cui sono giunti gli studi sul punto. Un bel problema, che, tuttavia, si può provare ad affrontare e mitigare.
Innanzitutto identificando i cambi di contesto. Se ne abbiamo contezza, possiamo limitarli. Ma per farlo, serve stabilire le nostre priorità: dobbiamo sapere da dove iniziare. Può essere inoltre utile raggruppare attività simili: questa tattica potrebbe favorire il completamento in un’unica sessione di lavoro.
La pandemia da Covid-19 ha favorito il proliferare del “context switching”. Per questo, a casa più che sul luogo di lavoro è fondamentale pianificare le pause nell’arco della giornata lavorativa, in modo da avere una pausa biologica, che sia un caffè o una chiamata personale. In generale, cerchiamo di tenere sotto controllo le nostre distrazioni.
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